sabato 20 settembre 2014

Se non sei meglio di un animale, di chi sei meglio tu?

Inizio da quello che ritengo una delle basi più profonde, solide, viscerali, e dunque più difficilmente attaccabili del comportamento onnivoro: la necessità di essere superiori a qualcun'altro.
E la necessità di avere continue conferme di tale superiorità.

Il seguente è uno spezzone tratto dal film Mississipi burning - Le radici dell'Odio, con Gene Hackman ed un giovane Willem Dafoe.
Ascoltatelo, e prestate attenzione al finale.

La frase importante è quella di Gene Hackman: "se non sei meglio di un negro, di chi sei meglio figliolo?"
Bene, il negro di un secolo fa è l'animale di oggi. Oggi dunque, parafrasando questo film, si dovrebbe dire "se non sei meglio di un animale, di chi sei meglio tu?".


Facciamo un passo indietro, andiamo sulla psicologia umana.
Si pensa spesso, erroneamente, che le scelte delle persone siano razionali, oppure emotive ma su un piano da soap opera.
Le nostre scelte invece sono molto spesso difficili da comprendere anche per noi stessi. Spesso, non comprendendole, troviamo motivazioni "plausibili", motivazioni "classiche", siano esse razionali che emotive.
Facciamo una simulazione di un pensiero onnivoro, non è difficile, siamo stati onnivori anche noi.

Leggiamo qualcosa che ci suggerirebbe che mangiare carne è sbagliato, buone argomentazioni. Attenzione, dico "leggiamo", non ascoltiamo in un dialogo, quindi parlo di un momento privato, senza interazione.
Se fosse un dialogo infatti il nostro (come onnivori) approccio sarebbe più difensivo.
Dico quindi leggiamo per simulare un momento di reale apertura, nella quale ci poniamo poco sulla difensiva.
Le cose che leggiamo le sentiamo come vere. Arrivano a "toccarci". Ci sembrano ragionevoli.
Ma ecco che la penetrazione di tali motivazioni, ad un certo punto, arriva a sbattere contro un muro.
E' un muro confuso, che non capiamo bene, ma si fa sentire. Si sente qualcosa come se una componente viscerale di noi negasse la possibilità a quegli animali di essere liberati.
E' un muro che vuole che quegli animali siano schiavi, che siano "sotto il mio tacco".
Ed è un muro che respinge "la richiesta di liberazione".
Forse libertà e schiavitù sono le componenti che si riescono ad identificare meglio nella natura di questo muro.
Verso il nostro profondo avanza, sull'onda di quanto abbiamo appreso, una richiesta di liberazione. E c'è qualcuno, qualcosa, che la rigetta, che dice No, che non vuol lasciarli andare.

Questo muro è fatto di diverse cose. Un senso di proprietà. Ed un senso di superiorità.
Ci interessa in questo primo approfondimento, il senso di superiorità.
A volte questo muro diventa una sorta di sottile ghigno crudele. Ci sono cioè momenti in cui proviamo una sorta di sottile piacere nella segregazione di quegli esseri.
Probabilmente dedicherò un approfondimento a questo sentimento, per ora basti dire che un carceriere si trova spesso a provare sentimenti di crudeltà e di sadismo nei confronti di chi è imprigionato sotto il suo potere.
Il potere cioè aumenta le possibilità che si sviluppino componenti sadiche della personalità.
Spesso è una risposta: voglio dire, esercitare potere è anche una responsabilità, tale responsabilità genera uno stress mentale ed uno stato di ansia, e l'ansia genera 2 bisogni primari: fuga o attacco.
Quando la fuga non è possibile, allora non rimane che l'attacco. L'attacco, in questo caso, è il sadismo e la crudeltà.

Anche nel caso di un onnivoro accade una cosa simile: ciò che legge si trasforma in uno scontro tutto interno alla sua mente, tra il nuovo e ciò che per lui è consuetidine. Smettere di mangiare carne non è mica una cosa da poco se lo fai da una vita. Questo conflitto, che può anche essere brevissimo, genera stress ed ansia, che anche esse possono essere di pochi secondi. E l'ansia genererà fuga o attacco. A volte entrambe.
Se genera fuga, l'onnivoro chiuderà la mente, se genera attacco, l'onnivoro sperimenterà pensieri crudeli e sadici.

Torniamo al bisogno di sentirsi meglio di qualcuno. Alla necessità di essere superiori a qualcuno.
..... da continuare ...